25 Aprile 2024
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Misericordia e umanesimo (Cnm 3 – 2015)

Misericordia e umanesimo | Copertina Cristiani nel mondo 3 2015
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«Possiamo parlare di umanesimo e misericordia solamente a partire dalla centralità di Gesù, scoprendo in lui i tratti del volto autentico dell’uomo. È la contemplazione del volto di Gesù morto e risorto che ricompone la nostra umanità, anche di quella frammentata per le fatiche della vita, o segnata dal peccato. Non dobbiamo addomesticare la potenza del volto di Cristo. Il volto è l’immagine della sua trascendenza. È il misericordiae vultus. Lasciamoci guardare da lui. Gesù è il nostro umanesimo». Con queste parole subito successive a quelle iniziali, il Papa ha incominciato il suo discorso al V Convegno Nazionale della Chiesa italiana.

Gesù, volto autentico dell’uomo e volto della misericordia

Umanesimo e misericordia, dunque. L’uno e l’altra espressi sul volto di Gesù, «da contemplare» e «da cui lasciarci guardare». Parole non nuove evidentemente. Ma nuova ne è la centralità nell’annuncio e nello stile della Chiesa. «Forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere le vie della misericordia» (Bolla di indizione del Giubileo straordinario della misericordia, Misericordiae Vultus, 10). Sì, come per troppo tempo abbiamo dimenticato l’umano. Preoccupati di altro. Anche perché abbiamo lasciato piuttosto da parte il Concilio, misconoscendone la novità secondo quelle «ermeneutiche della continuità» che tendono a dire che il Concilio in fondo non ha detto niente di nuovo. Lasciando così in ombra ciò che aveva detto di nuovo. Papa Francesco dice:

«Ho scelto la data dell’8 dicembre per dare avvio all’anno giubilare perché è carica di significato per la storia recente della Chiesa. Aprirò infatti la Porta Santa nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II. La Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo quell’evento. Per lei iniziava un nuovo percorso della sua storia».

Umanesimo e misericordia: un nuovo percorso nella storia della Chiesa cattolica

Il Papa illustra il suo pensiero citando Paolo VI nell’Allocuzione all’ultima sessione pubblica del 7 dicembre 1965: «Vogliamo piuttosto notare come la religione del nostro Concilio sia stata principalmente la carità […] L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio […] Una corrente di affetto e di ammirazione si è riversata dal Concilio sul mondo umano moderno. Riprovati gli errori, sì: perché ciò esige la carità, non meno che la verità; ma per le persone solo richiamo, rispetto e amore. Invece di deprimenti diagnosi, incoraggianti rimedi. Invece di funesti presagi, messaggi di fiducia sono partiti dal Concilio verso il mondo contemporaneo. I suoi valori sono stati non solo rispettati, ma onorati, i suoi sforzi sostenuti, le sue aspirazioni purificate e benedette…

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SOMMARIO
Antonio Salvio e Massimo Nevola S.I. / Arrivederci… on-line
Giangiacomo Rotelli S.I. / Giubileo straordinario Misericordia e umanesimo
Antonio Salvio / Convegno ecclesiale nazionale di Firenze Revisione e rinnovamento
Laura Scaglia
testi, Rocio Jimenez, Francesco Belussi, Karl JurikProgetto / Migranti
: alle frontiere con i richiedenti asilo
Francesco Riccardi / Quale Occidente nell’era del relativismo?
Riccardo Ligresti / I campi della Lega Missionaria: reimparare a camminare
Jacopo Zocchi / Perché il Perù?
Benedetta di Saint Pierre / Ritorno alla vita

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